Frontespizio
Inurbamento
Avifauna
Classificazione
Famiglie
Specie
Iconografia
Colubro leopardino foto di Carmelo Milluzzo |
Volpe (foto di Saverio Cacopardi) |
Gabbiano comune foto di Saverio Cacopardi |
Falco pellegrino foto di Saverio Cacopardi |
Negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento sempre crescente di animali selvatici nei centri urbani: il fenomeno riguarda in misura notevole anche l'Italia e prende il nome di inurbamento.
In alcuni casi esso non è dovuto ad una colonizzazione attiva da parte di individui di una determinata specie prima assente, bensì ad un'espansione della città che ingloba in sé, trasformandolo in tutto od in parte, il biotopo in cui la specie era già presente. Questo tipo di inurbamento viene definito passivo: a Catania un esempio rilevante è offerto dal Colubro leopardino (Elaphe situla L.), ofidio presente con una discreta popolazione residuale all'interno del centro urbano, in aree prima occupate dalla campagna.
In altri casi si verifica un movimento della specie dall'esterno verso l'interno della città: è il cosiddetto inurbamento attivo, fenomeno associato a condizioni vantaggiose proprie dell'ecosistema urbano, quali temperatura più mite, ricchezza alimentare, ampia diversificazione di ambienti, assenza di fattori limitanti come la pressione venatoria. Quest'insieme di favorevoli fattori ecologici è spesso in concomitanza con particolari situazioni demografiche delle popolazioni extraurbane, di norma caratterizzate da una fase di forte espansione.
Protagonisti indiscussi della colonizzazione attiva sono ovviamente gli uccelli, che, potendo facilmente superare le barriere geografiche costituite da edifici e strade, sono i vertebrati con il maggior numero di specie inurbate.
Il fenomeno, comunque, riguarda anche i rappresentanti di altre classi, sebbene passi spesso inosservato per le loro abitudini elusive: ad esempio, l'onnivora Volpe (Vulpes vulpes L.) ha letteralmente invaso le città inglesi.
Una tra le implicazioni più interessanti dell'inurbamento è la capacità della fauna di adeguarsi ad ambienti profondamente diversi da quelli d'origine mettendo in atto particolari strategie comportamentali, alimentari e riproduttive.
Come esempio si può ricordare l'opportunità di prolungare il periodo della giornata dedicato alla ricerca del cibo, sfruttando l'illuminazione artificiale notturna: di notte, a Napoli è possibile osservare il Rondone maggiore (Apus melba L.) a caccia degli insetti attirati dai lampioni oppure il Gabbiano comune (Larus ridibundus L.) intento a pescare i pesci richiamati in superficie dalle luci del porto. Altri esempi di strategie adattative vengono dall'utilizzazione dei manufatti più disparati (tetti, grondaie, cornicioni, muri fessurati, lampioni, condizionatori, vasi, ecc.) come siti riproduttivi, ovvero dalla regolare assunzione di cibo d'origine antropica, come molliche e noccioline.
Dal momento che richiedono buona versatilità i processi di colonizzazione urbana vedono una netta preponderanza di specie generaliste (dette a strategia r), con elevata capacità riproduttiva, ampi spettri trofici ed ecologici, ecc. Tuttavia, non sono rari inurbamenti attivi da parte di specie con caratterizzazione evolutiva più spinta e meno generaliste (dette a strategia k): fra le altre, si può menzionare il Falco pellegrino (Falco peregrinus Tunstall), rapace ornitofago che si è recentemente insediato in numerose città dell'America settentrionale e dell'Europa, sfruttando l'altissima densità di storni e colombi.
La colonizzazione del tessuto urbano ad opera dell'avifauna viene ulteriormente distinta in completa ed incompleta. Nel primo caso le specie occupano la città permanentemente o, quanto meno, per l'intero arco di un periodo riproduttivo. Nel secondo caso si assiste ad un'occupazione temporanea (la cui durata può variare da alcuni giorni ad una stagione), collegabile a fenomeni quali la migrazione, lo svernamento e l'erratismo.
Bibliografia:
Dinetti M., Fraissinet M., 2001 - Ornitologia urbana. - Calderini Edagricole, Bologna.