Famiglia: Dioscoreaceae
Volgare: Tamaro
Siciliano: Sparìci nìuri, Viticèdda
Italiano: Cerasiola, Vite nera, Viticella
Francese: Tamier commun, Vigne noire
Tedesco: Schmeerwurz
Inglese: Black Bryony
Spagnolo: Nueza nera
Proprietà officinali: Emetiche, Purgative, Risolventi, Rubefacenti, Stimolanti
Descrizione: Portamento E' una pianta erbacea perenne provvista di una robusta radice carnosa, simile a un tubero, da cui, in primavera, si originano i fusti eretti simili ai turioni degli Asparagi ma con l'apice incurvato verso il basso; quando si sviluppano, i fusti si attorcigliano sugli arbusti vicini. Foglie Le foglie sono alterne, hanno un lungo picciolo, il lembo è cuoriforme, la base è profondamente incisa mentre l'apice è acuminato; il margine è intero, la superficie delle foglie giovani è lucente e diviene poi opaca; le nervature principali, in numero di tre-cinque, partono tutte dalla base è spesso si riuniscono all'apice. Fiori I fiori sono separati sulla stessa pianta: i maschili sono riuniti in lunghi racemi portati da un peduncolo altrettanto lungo, l'involucro è diviso fin quasi in fondo in sei ampi lobi bianco-giallastri; i fiori femminili sono portati da corti racemi, l'involucro è tubulare e diviso solo in alto in sei piccoli lobi. Frutti Il frutto, originato dai fiori femminili, è una bacca sferica rossa che contiene da tre a sei piccoli semi tondeggianti. Dove si trova Cresce dal mare fino alla zona montana di tutta Italia; si trova nei boschi, nelle macchie e nelle siepi. La droga La radice. Quando si raccoglie La radice si raccoglie in settembre-ottobre, alla fine della vegetazione; si scava con la zappa, si toglie la corteccia con un coltello e si divide quindi in pezzi o in dischetti; durante queste operazioni si devono usare dei guanti per difendere le mani dal forte effetto rubefacente della radice fresca. Come si conserva La radice cosi preparata si essicca al sole e si conserva in recipienti di vetro o di ceramica.
Principi attivi: Principi attivi: piccole quantità di istamina, pectine, ossalati, sostanze non ancora studiate. Il Tamaro ha avuto, nei tempi passati, un diffuso impiego empirico come diuretico e purgante di grande efficacia; la sua fama non è tuttavia scevra da ombre poiché, come avviene per talune piante, un suo uso improprio non è esente da rischi che, nel caso del Tamaro, possono essere molto gravi. Anche l'uso esterno di questa pianta deve essere considerato con una certa cautela. Il Tamaro viene utilizzato come rubefacente e stimolante, risolvente di contusioni, distorsioni e strappi muscolari; è anche sfruttato, applicato sulla pelle in corrispondenza delle zone dolenti, in caso di reumatismi, gotta e geloni. Il potere rubefacente e riattivante della circolazione superficiale dipende dalla presenza nella droga, nel caso particolare la radice, di una sostanza simile all'istamina; questa sostanza, oltre al benefico effetto stimolante, può dare, su pelli sensibili o per il trattamento troppo intenso e prolungato, delle serie irritazioni. Le virtù tonificanti del Tamaro sono state anche sfruttate per stimolare il cuoio capelluto e rallentare la caduta dei capelli, tuttavia anche questo uso cosmetico può dare gli inconvenienti già citati. Anche i frutti del Tamaro, come gia la radice, sono emetici e irritanti delle mucose intestinali; ne viene fatto un uso esterno per far regredire i geloni, a condizione che la zona di pelle interessata sia ancora integra. Si dice che i teneri germogli del Tamaro possano essere mangiati come gli Asparagi; questo impiego alimentare non deve tuttavia giustificare leggerezza nell'impiego di tutta la pianta.