Scolymus grandiflorus Desf.
Nome comune: Cardogna
Famiglia: Compositae
Sinonimi: Cardoncello selvatico, Cardo scòlimo, Cardo colino, Guardabue, Scardiccione, Scolino, Cardaburdue, Barba gentile, Carciofo piccolo.
Adrano: Scoddi
Belpasso: Scoddi
Biancavilla: Scoddi
Bronte: Scolli
Castiglione di Sicilia: non rilevato
Linguaglossa: Rattameli
Maletto: Scolli
Milo: non rilevato
Nicolosi: Specie ritenuta non commestibile nel territorio
Pedara: non rilevato
Ragalna: Scoddi
Randazzo: Scolli
San Giovanni la Punta: non rilevato
Santa Venerina: non rilevato
Zafferana Etnea: Zammurri di campagna
Etimologia: Il primo termine del binomio deriva dal greco scolymos, nome col quale si indicava un cardo commestibile; il secondo è riferito alle notevoli dimensioni dei fiori.
Descrizione: Pianta erbacea perenne dal tipico aspetto di cardo. E’ una pianta robusta, molto spinosa e fornita di una vigorosa radice.All`inizio della primavera, compare un cespo di foglie, provviste di penetranti aculei, tenere da giovani, coriacee a maturità. Dal cespo si erge, in estate, un fusto alto più di 1 m che porta capolini di grandi dimensioni con fiori di colore giallo-citrino.
Ambiente: La Cardogna cresce negli incolti aridi e ai bordi delle strade campestri, dal livello del mare fino a 1500 m di altitudine.
Parte utilizzata: Pur essendo una pianta poco invitante, per la presenza delle acuminate spine, la Cardogna fornisce un`eccellente verdura assai apprezzata dai palati più fini. La raccolta di quest`erbaggio si effettua in primavera, quando i cespi basali sono emersi da poco tempo e le foglie sono ancora tenere. La pianta si sradica con una zappetta, si capovolge e, sorreggendola per la radice, si priva delle foglie più esterne e della metà di quelle mediane. Si ottengono così dei cespi che, essendo ancora molto spinosi, vanno posti in un contenitore dove si lasciano per qualche ora (o per l’intera notte) allo scopo di rendere le spine meno pungenti, per essere poi opportunamente mondati a casa. Ad Adrano si usa raccogliere anche i fusti teneri (i trunzi); essi, dopo spellatura, si lessano allo stesso modo dei gambi del carciofo.
Uso: I cespi della Cardogna, prima di essere cucinati, devono essere ulteriormente trattati. Ciascun cespo si impugna dalla radice e le sue foglie pungenti vanno private della lamina ad eccezione della costa mediana. Le grosse nervature, a loro volta, si spellano con l`indice e il pollice, partendo dalla base fogliare. Successivamente, si recide la radice a livello del colletto, quindi si asportano le piccole e spinosissime foglie centrali. Per favorire la cottura, infine, si effettua una incisione a forma di croce sul torso. I cespi mondati si consumano come i carducci dei Carciofi coltivati, rispetto ai quali hanno un sapore simile ma più intenso. Essi vengono bolliti e conditi con olio e limone oppure fritti in pastella.
Commercio: Non si conoscono notizie a riguardo e si ritiene che non possa esistere un mercato di questa verdura, considerata la laboriosità della raccolta e della preparazione.
Diffusione: Diversi manuali di fitoalimurgia riguardanti il territorio italiano citano questa specie, insieme a Scolymus hispanicus e S. maculatus, come pianta edule (TRAVERSO, 1926; LONARDONI e LAZZARINI, 1993-94; BIANCO e PIMPINI, 1990). In particolare, i riscontri maggiori si riferiscono a Scolymus hispanicus, essendo questa specie distribuita in tutto il territorio.
Notizie:
Ricette: Lessi Frittate