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Il fiume Anapo nasce un centinaio di metri al di sotto di Monte Lauro (986 m) e da lì, scorrendo verso oriente, dopo un percorso di 52 km arriva al mare, sfociando nel porto grande di Siracusa. Viene qui presa in esame l'alta Valle dell'Anapo, cioè la parte che dalla ex stazione di Buscemi (550 m) giunge fino alla contrada Fusco (180 m), poco a sudest di Sortino.
Il corso del fiume, per le sue caratteristiche geomorfologiche e di orientazione generale, può essere suddiviso in tre tratti: un primo tratto, per circa un settimo della lunghezza totale, si sviluppa, con direzione nordovest - sudest, da Monte Lauro alle porte di Palazzolo Acreide; un secondo tratto cambia direzione verso nordest, fino al termine della zona esaminata; un terzo ed ultimo tratto si rivolge verso sudest, scorrendo dalle falde di Monte Climiti fino al mare.
Il primo tratto interessa l'altopiano di Monte Lauro, ricoperto da basalti plio-pleistocenici che hanno protetto gli strati sottostanti dall'erosione, delimitando scarpate, alte fino a 300 m, dalle quali si dipartono varie sorgenti.
Il fiume defluisce fino a poco prima di Palazzolo in una valle più o meno ampia ed aperta, intensamente erosa perché costituita alla base e per circa un terzo dell'altezza da terreni argillosi, che vengono dilavati dalle acque, con conseguente mancanza o scarso impianto di vegetazione arborea ed innesco di frane. Si tratta della Formazione Tellaro, qui potente un centinaio di metri, che è costituita da marne calcaree grigio-azzurre con tracce di slumpings (torbiditi) e talvolta intercalazioni lentiformi, più dure e biancastre, di sottili livelli calcarenitici con deboli pendenze verso est. Dalle associazioni delle microfaune a foraminiferi risulta un'età risalente al Miocene inferiore-medio.
Lungo l'alta scarpata si susseguono strati permeabili, come le calcareniti ed i basalti dell'altopiano, ed impermeabili, come le marne più o meno argillose ed i depositi di ialoclastiti (vetro e materiale vulcanico argillificato): tale successione mette in contatto rocce serbatoio, che immagazzinano le acque, e vari livelli impermeabili, che le confinano: si generano quindi sui diversi versanti numerose sorgenti, in buona parte captate dai Comuni vicini.
L'area di Monte Lauro foto di C. Milluzzo |
Vulcaniti basaltiche in territorio di Buscemi foto di C. Milluzzo |
All'altezza del vecchio ponte della statale Palazzolo-Buccheri, il fiume incontra l'affioramento di una fitta alternanza calcareo-marnosa di piccoli strati (da 20 a 60 cm) duri e teneri, che presentano microfauna (miogypsine) del Miocene inferiore (membro Irminio della Formazione Ragusa).
In corrispondenza di Palazzolo, la valle comincia ad assumere la caratteristica conformazione a canyon (cava) poiché si va ad incassare, per tutto il secondo tratto, in rocce diverse e più dure divenendo stretta e con pareti ripide, indi tortuosa con ampi meandri.
Le rocce del nuovo tratto sono costituite nella parte superiore da una fitta alternanza di calcareniti grigiastre (20 - 40 cm), di straterelli più sottili e poi da spessi banconi (fino a 20 m) stratificati di calcareniti dure e grigiastre, che presentano talora macrofaune a lamellibranchi (Amussium, Isocardia, Ostrea, Pecten), gasteropodi, echinidi, briozoi, alghe e coralli. Nella parte inferiore, ad un''altezza corrispondente a poco oltre metà parete, segue un''alternanza calcareo-marnosa, giallastra e più fossilifera, di piccoli strati (fino a 40 cm) duri e teneri, a struttura nodulare. Si tratta della Formazione Palazzolo, che presenta microfaune del Miocene medio-superiore (Tortoniano): costituisce una vasta copertura carbonatica fittamente fagliata e fratturata, superiormente carsificata ed inclinata debolmente verso est, con potenza media di circa 300 m.
Lungo la prima parte del secondo tratto, quasi rettilineo e con lievi ondulazioni, sono distribuite sorgenti poste al punto di contatto della parte inferiore impermeabile con quella superiore permeabile.
Formazioni marnoso-calcaree in località Catanìa foto di C. Milluzzo |
Dopo una grande doppia ansa, che sposta l'asse del fiume verso nord, in contrada Mascà si notano, a destra e più avanti a sinistra, imponenti frane che, per la buona stabilità dei pendii, con giaciture orizzontali o debolmente inclinate, sono da imputare a distacco e crollo provocato dalle faglie che qui attraversano le rocce secondo l''asse del fiume.
Sul materiale franato e sul detrito di faglia, in preferenza su quello esposto a nord, come anche sulle alluvioni di fondovalle, cresce rigogliosa la vegetazione.
Le alluvioni del fiume, che si trovano terrazzate anche lungo i fianchi, sono costituite da matrice limoso-sabbiosa, con ghiaie e prevalenza di ciottoli di varie dimensioni. I grandi massi di composizione carbonatica o vulcanitica frequenti in questi depositi testimoniano la notevole forza di trasporto del fiume durante le piene ed i vari livelli raggiunti nel tempo, resi evidenti dalle incisioni che si notano lungo le pareti.
Da qui in poi, fino alla necropoli di Pantalica, la morfologia della valle diviene ancor più tormentata, con ampi e spettacolari baratri che si susseguono ed intersecano variamente, culminando in aspri speroni che i locali chiamano cugni (cunei). Il calcare cambia gradualmente aspetto (formazione corrispondente: Monte Climiti), mostrandosi o bianco e farinoso o fossilifero con Amphistegine ed Heterostegine o con piccole melobesie, talora anche con grandi lamellibranchi (Ostrea e Pecten) ed echinodermi (Clypeaster).
Frane in contrada Mascà foto di C. Milluzzo |
Depositi alluvionali foto di C. Milluzzo |
Il canyon dell'Anapo in località Cugnarelli foto di S. Cacopardi |
La Grotta Trovato foto di F. Giaccotto |
In questo settore, soprattutto in prossimità della confluenza dell''Anapo col torrente Calcinara (torrente Cavagrande nella cartografia ufficiale), si osservano rilevanti manifestazioni di carsismo ipogeo, fenomeno ben sviluppato negli Iblei per la presenza di rocce calcaree fratturate e fagliate e l'abbondanza raggiunta dalle precipitazioni nel passato. Lungo i fianchi dirupati delle cave si aprono innumerevoli cavità, che presentano talora particolari morfologie interne. La maggior parte di esse ha breve lunghezza (15 m) e solo una decina supera questo limite, raggiungendo al massimo circa 300 m (Grotta Trovato): tale scarso sviluppo dimostra una rapida evoluzione del processo carsico e, quindi, una breve vita attiva prima della fossilizzazione.
In contrada Fusco, a sudest di Sortino, affiorano, frammiste ai calcari, vulcaniti già presenti in deboli livelli siltitici a Pantalica. La valle, ora alla fine della zona esaminata, diviene più ampia ed arcuata per il cambiamento di direzione dovuto alla estesa faglia orientata da Sortino a Siracusa, che delimita i monti Bongiovanni e Climiti. Qui, sulla destra, va osservata la parte superiore della conca del Fusco, dove si nota la depressione morfologica di Costa Giardini, sub circolare (diametro di circa 700 m) ed aperta a sud, a sezione imbutiforme e dai bordi svasati: è quel che resta del condotto di un centro eruttivo di tipo diatremico, del Miocene medio-superiore.
L'ingresso della Grotta dei Pipistrelli foto di C. Milluzzo |
La conca vulcanica di Costa Giardini foto di C. Milluzzo |