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Carsismo

Carsismo
da Marino A., 1978 - Aspetti del carsismo a Pantalica. Catania

Il carsismo si è ben sviluppato negli Iblei per la presenza di rocce calcaree fratturate e fagliate e l'abbondanza delle precipitazioni avutasi un tempo. Anche nell'alta Valle dell'Anapo, e soprattutto lungo la cava immissaria del torrente Calcinara, sono noti fenomeni di rilievo.

Il carattere morfologico più interessante è rappresentato dalle numerose cavità sotterranee (alcune delle quali con particolari morfologie interne) che si aprono lungo le precipiti pareti delle incisioni fluviali. La maggior parte di queste cavità ha breve sviluppo (15 m) e solo una decina supera questo limite, raggiungendo al massimo circa 300 m (Grotta Trovato). Questo scarso sviluppo dimostra una rapida evoluzione del processo carsico e, quindi, una breve vita attiva prima della fossilizzazione.

A seconda del tipo di genesi, queste cavità possono essere distinte in:
- cavità di interstrato
- cavità di frattura
- cavità di crollo
- cavità miste

In base a  funzione e caratteristiche, si possono suddividere in:
- paleorisorgenze
- inghiottitoi attivi
- inghiottitoi fossili
- trafori
- ripari sottoroccia

Cavità di interstrato

Sono cavità generatesi in corrispondenza di un piano di strato e soprattutto lungo i piani di separazione tra un bancone e l'altro, spesso occupati da straterelli più teneri e quindi facilmente erodibili. Sono generalmente larghe e basse, con sezione lentiforme. Svolgevano funzione di sorgente e attualmente non sono più attive.

Un esempio è offerto dalla Grotta del Mortaio, cavità situata sul versante orografico destro del torrente Cavagrande, in prossimità dell'alveo, circa 200 m a monte del tratto permanentemente attivo del torrente.

Si SR 7044 Grotta del Mortaio
rilievo di Marino, Maugeri e Privitera - disegno di Marino

E' una paleorisorgenza ormai inattiva. Tuttavia, dopo abbondanti piogge, soprattutto in inverno, sembra che dreni ancora dalla roccia circostante dell'acqua che, però, ristagna nella parte terminale della cavità, a causa di alcuni accumuli clastici impermeabilizzati da abbondante argilla di decalcificazione, che impediscono alla scarsa quantità d'acqua di raggiungere l'esterno.

Il percorso interno è poco agevole, causa l'esigua altezza del condotto (40 cm circa) che, però, diventa più comodo in corrispondenza dei crolli dove si sono formati ambienti più vasti. I crolli sono stati provocati da una serie di fratture orientate nord 122°est. Nella parte finale sono osservabili lateralmente dei cunicoletti di 15 - 20 cm, ben arrotondati, formatisi in condizioni di corrosione omogenea, cioè in condizioni freatiche.

Cavità di frattura

Sono cavità impostatesi su diaclasi o comunque in corrispondenza di disturbi tettonici. Sono le più diffuse ed hanno dimensioni variabili, a seconda dell''entità della frattura in cui si sono formate.

Cavità di crollo

Sono ampi cavernoni generatisi per il crollo degli strati a tetto di preesistenti caverne o gallerie di erosione carsica. La causa dei crolli è dovuta o all'avanzato stato di erosione delle pareti laterali delle cavità o ad un movimento della faglia che interseca la grotta già esistente.

Un esempio è costituito dalla Grotta del braciere, vastissimo salone posto lungo il versante sinistro del torrente Sperone, affluente di destra del Cavagrande, un centinaio di metri prima della confluenza con questo torrente.

Si SR 7061 Grotta del Braciere
rilievo di Baglio, Caffo, Marino e Scammacca - disegno di Baglio e Marino

Vi si accede attraverso uno stretto passaggio alla sommità di un conoide di detriti. All'interno, i massi e blocchi di tutte le dimensioni rendono la base della caverna estremamente caotica ed irregolare. Il salone, che presenta le pareti rette e ben squadrate, è attraversato da una faglia orientata N60°E con un'inclinazione dalla verticale di circa 30° a sinistra: raggiunge un'altezza di circa 20 m, una larghezza di 30 m ed una lunghezza di circa 40 m. Nella parte più interna l'ammasso di detriti raggiunge quasi il tetto.

Cavità miste

Grotta Trovato: concrezioni
foto di F. Giaccotto

La speleogenesi di queste grotte è causata dall'insieme dei fattori precedentemente descritti. Le cavità a sviluppo maggiore sono di questo tipo. E' facile infatti trovare lungo il loro percorso gallerie impostate su interstrato o su diaclasi oppure sale di crollo.

In questa tipologia rientra la Grotta Trovato, situata a circa 280 m di quota, una ventina di metri più in basso rispetto alla fine della carrozzabile Ferla-Pantalica, da cui è raggiungibile attraverso un sentiero.

Si tratta di una paleorisorgenza situata a circa 280 m di quota, una ventina di metri più in basso rispetto alla fine della carrozzabile Ferla-Pantalica, da cui è raggiungibile attraverso un sentiero.

E' la più lunga cavità attualmente conosciuta dell'alta valle dell'Anapo con i suoi 280 m di sviluppo. Ha percorso tortuoso, presentando a tratti una sezione subellittica tipica di condotta forzata impostata su interstrato, mentre in altri punti assume una sezione allungata verso l'alto, secondo le diaclasi che interessano la cavità.

La grotta presenta diramazioni laterali di pochi metri di sviluppo e durante il suo percorso si alternano ambienti più grandi ed altri decisamente angusti, dovuti anche alla presenza di un abbondante concrezionamento (stalattiti, stalagmiti, colonne), in gran parte ormai distrutto o deturpato da poco civili visitatori.

La galleria cambia spesso direzione, orientandosi secondo una serie di fratture ortogonali fra loro. La parte finale cambia aspetto bruscamente e la galleria viene interrotta da un vasto salone di crollo, che segna la fine della cavità. Il salone è stato creato da una faglia con direzione nord 40°est, di cui si notano lo specchio e il rigetto valutato intorno ai 10 m.


 

Si SR 7007 Grotta Trovato
rilievo di Fanciulli, Marino, Puglisi e Santoro - disegno di Baglio e Marino

Paleorisorgenze

Grotta dei Pipistrelli
foto di F. Giaccotto

Sono cavità, sia di interstrato che di frattura, da cui scaturiva acqua quando ancora il sollevamento tettonico non aveva fatto abbassare la faglia freatica al livello attuale. La maggior parte delle grotte dell'area sono di questo tipo e la loro presenza a quote diverse testimonia il graduale abbassamento della falda.

Un esempio ben noto è la Grotta dei Pipistrelli, tra le più grandi cavità dell'area protetta attualmente conosciute e senza dubbio quella che ha le maggiori dimensioni volumetriche, essendo lunga circa 270 m , con una larghezza media di 10 m e tratti di galleria che raggiungono altezze di 25 m.

Si apre, con un enorme ingresso, sulla parete sinistra del torrente Cavagrande, ad un'altezza di circa 10 m dall'alveo del torrente. Come quasi tutte le grotte della zona, ha uno sviluppo essenzialmente orizzontale. E' formata da un'unica galleria impostata parte su diaclasi e parte su interstrato ed è costituita da una serie di grandi ambienti collegati da tratti di galleria di dimensioni più ridotte.

Di particolare interesse morfologico è la volta di alcuni ambienti in cui si possono osservare delle marmitte inverse. Questo fenomeno carsico, che presenta volte a forma di cupola ben arrotondate, è caratteristico delle cavità formatesi in condizioni freatiche ed è provocato dalla corrosione per miscela di acque.

Non è presente concrezionamento, tranne un piccolo accenno nella parte iniziale. Una notevole quantità di detriti di riempimento alluvionale e clastici, parzialmente cementati, tende in alcuni punti a restringere notevolmente l'ambiente.

La vastità degli ambienti e la caratteristica morfologia di condotta freatica fanno supporre che la grotta possa avere uno sviluppo maggiore dell'attuale e che, quindi, abbia una continuazione al di là della parete terminale, ostruita dalla grande quantità di detriti che, già in altri tratti, restringono la galleria.

Si SR 7009 Grotta dei Pipistrelli
rilievo di Baglio, Calcagno, Cutoli e Marino - disegno di Marino

Inghiottitoi attivi

Sono cavità carsiche in via di formazione, che raccolgono parte dell'acqua del fiume. Se ne ha un esempio sul lato sinistro del torrente Cavagrande, poco a valle delle prime sorgenti che alimentano il torrente: si tratta di cavità permanentemente attiva, osservabile solo per i primi metri poiché la notevole quantità d'acqua che vi penetra (circa il 50% di quella che scorre nel torrente) riempie la galleria, alta solo 50 cm, quasi completamente.

Inghiottitoi fossili

Sono grotte, ormai in condizioni di senilità con crolli ed avanzato concrezionamento, che fungevano da punti idrovori quando il clima dell'area iblea era meno arido. Tuttavia, è ancora possibile che in particolari condizioni di piovosità riprendano in parte l'antica funzione.

Un esempio è offerto dalla Grotta del Topo, aprentesi al centro dell'alveo di una piccola incisione valliva che dal villaggio bizantino della Cavetta va verso l'Anapo.

Si SR 7059 Grotta San Francesco o del Topo
rilievo di Gulli, Mirabella e Raimondo - disegno di Marino e Mirabella

Da un breve cunicolo orizzontale di dimensioni ristrette, concrezionato, si passa, attraverso un pozzo di circa 15 m, ad un vasto salone ben squadrato, alto una dozzina di metri, dal fondo piuttosto regolare ricoperto da pochi detriti con clasti di piccole dimensioni e abbondante fango quasi secco. Da questo si accede ad una piccola galleria, parzialmente concrezionata, impostata su faglia, che si interrompe improvvisamente dopo 10 m, senza ulteriore possibilità di prosecuzione.

La struttura poligonale del fango che costituisce il suolo della cavità dimostra che, attualmente, la grotta non è più interessata, se non eccezionalmente, da attività idrica. La forma del salone fa supporre che si sia generato per crollo degli strati a tetto costituiti da un calcare detritico poco duro e poco compatto, ricco di fossili; il crollo, però, è poco visibile per la notevole quantità di fango che ha ricoperto quasi completamente i detriti.

Trafori

Per trafori si intendono quelle particolari cavità carsiche che trapassano completamente un certo spessore di roccia, presentando, quindi, due aperture. Ne esiste un considerevole numero, con dimensioni che vanno da pochi metri a circa 100 m.

Si SR 7010 Grotta del Tunnel
rilievo di Baglio, Licciardi e Marino - disegno di Baglio e Marino

Un esempio è offerto dalla Grotta del Tunnel, vecchia condotta freatica attiva fino a quando l'incisione del fiume, e con esso la falda idrica, non era ancora arrivata all'altezza della galleria o, come è adesso, ad una quota leggermente inferiore. Osservando la galleria in sezione, si nota che da una prima fase freatica (parte superiore di forma subellittica) si è passato ad una fase vadosa e l'acqua ha continuato ad erodere solo verso il basso, formando un canale che è andato approfondendosi per raccordarsi con il livello di base (il torrente Cavagrande), finché, a monte, lo stesso torrente non ha cessato l'alimentazione idrica della galleria. Si tratta, quindi, di un traforo lungo circa 70 m, che attraversa uno spessore di roccia quasi al livello del fiume, poco distante dalla Grotta dei Pipistrelli.

Questa cavità presenta una quantità non rilevante di detriti alluvionali concentrati soprattutto nel tratto a monte, mentre il riempimento di tipo chimico è del tutto assente.

Ripari sottoroccia

Sono insenature la cui larghezza è superiore alla profondità. Sono molto diffusi e parecchi di questi sono stati adattati ad abitazione rupestre.

Un esempio è offerto dalla Grotta Farina, ubicata sul versante destro del Cavagrande, quasi di fronte alla grotta dei Pipistrelli, a circa 290 m di quota: fa parte di una serie di cavità e ripari sottoroccia che costituivano l'antico villaggio rupestre. La parte iniziale, infatti, molto ampia e spaziosa, fu modificata per ricavarne un'abitazione.

L'ingresso, a sezione rotondeggiante, dà l'idea di una grossa condotta forzata. Un po' più all'interno, però, è visibile una grossa marmitta di erosione, in parte ormai distrutta, che dimostra come la cavità si sia formata in condizioni vadose, con un notevole trasporto di materiali da parte delle acque dell'antica risorgenza. Più all'interno, subito a monte, la grotta prosegue infatti in uno stretto budello, che per molto tempo è stato ostruito quasi completamente da un deposito alluvionale, costituito da sabbia e ciottoli, e coperto da uno strato di concrezione calcitica di 1 - 2 cm di spessore.