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ambiente fisico
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Preistoria
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Ultimi secoli
Le tradizionali attività agro-silvo-pastorali (pascolo stagionale, ceduazione, colture intensive e orticole) praticate nella vallata durante gli ultimi secoli non ne hanno mai comportato una rilevante antropizzazione. Sono poche le masserie e le costruzioni rurali sorte in connessione a queste attività: l'esempio tipologicamente più interessante è rappresentato da Case Specchi, con i vari locali (mannira, stadda, stadduni, lugghiuni, pinnata) disposti attorno ad un cortile. Più frequentemente, i pastori e contadini locali si sono adattati al paesaggio esistente, quale era stato plasmato dagli agenti naturali e dalle civiltà rupestri del passato, senza apportarvi modificazioni di rilievo: si hanno perciò vari esempi di stalle, fienili e persino palmenti ricavati entro cavità carsiche o cameroni bizantini, tutt'al più arricchiti di muri a secco per custodire il bestiame.
Un manufatto piuttosto diffuso, poiché legato alle colture cerealicole dell'altopiano, è invece il mulino: lungo la Valle del Ciccio (zona B della Riserva), un affluente di sinistra dell'Anapo, se ne susseguono cinque, alcuni dei quali ancora in funzione nell'immediato dopoguerra. Ai mulini adibiti alla molitura del grano si aggiungono quelli in cui veniva prodotta polvere pirica, attraverso una miscela artigianale di carbonella, zolfo e salnitro. Se ne può vedere un esempio lungo il corso del Calcinara-Bottiglieria, nella radura che si apre ai piedi della Necropoli Nord. Qui le materie prime necessarie erano tutte ampiamente disponibili: le sostanze nitriche, ad esempio, venivano offerte dall'abbondante guano depositato dai chirotteri nella Grotta dei pipistrelli, mentre la calcite si ricavava dalle pareti concrezionate della Grotta Trovato.
Fin qui, i segni isolati di una economia prevalentemente agricola. Sarà però la civiltà industriale, nel corso del Novecento, ad improntare vistosamente di sé la vallata.
Tra il 1915 ed il 1923, in funzione del completamento della ferrovia a scartamento ridotto Siracusa-Ragusa-Vizzini, vengono realizzate dodici gallerie, i caselli, le stazioni ed il tracciato per la posa dei binari, mediante costruzione di viadotti, ponti sull'Anapo e arditi muraglioni di contenimento e di sostegno. Tali manufatti, oggi in parte diruti, hanno un forte carattere evocativo, integrandosi armoniosamente nel paesaggio, cui conferiscono una nota pittoresca.
Attivata al servizio pubblico il 26 luglio 1923, la ferrovia conobbe un momento di gloria nel 1933, quando Vittorio Emanuele III si recò in visita a Pantalica, facendo uso del trenino: si inaugurava così la scoperta turistica di questi luoghi. Requisita durante la guerra dalle truppe alleate, la linea ferroviaria venne disattivata nel 1956: dal suo tracciato si ricavò la carraia che ancora oggi attraversa le gole.
Con l'istituzione della Riserva naturale, le attività dell'uomo nella valle sono cambiate e stanno cambiando. L'abbandono di gran parte delle attività tradizionali che ne è conseguito ha trovato compensazione in un rilevante impegno di manodopera nelle misure di salvaguardia e restauro ambientale (rimboschimenti, sorveglianza, servizio antincendi, eccetera). Per le popolazioni dei Comuni limitrofi il lavoro stagionale connesso a questi interventi rappresenta attualmente il principale sbocco occupazionale.
Case Specchi foto di C. Milluzzo |
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Frantoio rupestre foto di C. Milluzzo |
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Grotta adibita a fienile foto di C. Milluzzo |
I ruderi di un mulino per la produzione di polvere pirica presso il torrente Calcinara foto di C. Milluzzo |
Galleria e casello ferroviario foto di C. Milluzzo |
La stazione di Palazzolo Acreide foto di C. Milluzzo |