Le saline di Siracusa
di Saverio Cacopardi
L'avifauna
Le Saline di Siracusa, benché occupanti una superficie modesta e inserite in un contesto intensamente antropizzato, costituiscono un'area di grande interesse per la nidificazione, la migrazione e lo svernamento di numerose specie di uccelli acquatici: complessivamente, le specie rilevate sono oltre 200. Questo dato riflette, più in generale, la vitale importanza che l'articolato sistema di zone umide della Sicilia sud-orientale assume per i migratori in transito dall'Europa verso l'Africa e viceversa.
Con l'istituzione della Riserva e la cessazione della salicoltura tradizionalmente praticata, si è assistito a un progressivo inselvatichimento dell'area, che è andata acquistando sempre più l'aspetto di palude. Alle mutate condizioni ecologiche e al venir meno del disturbo antropico è seguito un incremento delle specie e delle popolazioni nidificanti. Ad esempio, sono nettamente aumentate le coppie residenti di Folaghe (Fulica atra) ed in pochi anni è divenuta regolare la riproduzione del Germano reale (Anas platyrhyncos) e dell'elegante Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus), i cui nidi sono ben visibili sugli argini delle caselle abbandonate.
Nidificano nell'area - tralasciando le specie non acquatiche - anche il grazioso Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), l'elusivo Porciglione (Rallus aquaticus), la Gallinella d'acqua (Gallinula chloropus), il Fratino (Charadrius alexandrinus) e, irregolarmente, il Tarabusino (Ixobrychus minutus), il Corriere piccolo (Charadrius dubius) e il Fraticello (Sterna albifrons). Va segnalato, ancora, il coloratissimo Martin pescatore (Alcedo atthis), che si è riprodotto presso il Faro Calderini, e due piccoli passeriformi tipici degli ambienti palustri: la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e il Pendolino (Remiz pendulinus), il cui strano nido a forma di fiasco sembra penzolare dai rami degli alberi.
Fenomeni osservati solo episodicamente, ma comunque degni di nota, sono la nidificazione della Marzaiola (Anas querquedula) e della Moretta tabaccata (Aythya nyroca), una fra le pochissime specie di uccelli europei considerate a rischio globale di estinzione: per quest'anatra ogni sito riproduttivo, sia pure irregolare, svolge un importante ruolo protezionistico.
Un dato degli ultimi anni particolarmente significativo è la riproduzione del Pollo sultano (Porphyrio porphyrio), accertata per la prima volta nel 2007. Nell'ambito di un progetto sostenuto da LIPU e , questo splendido rallide, che si era estinto in Sicilia nella seconda metà del secolo scorso, è stato reintrodotto fra il 2000 e il 2003, effettuando progressivi rilasci di individui provenienti dalla Spagna. I Polli sultani iberici hanno presto cominciato a riprodursi (presso la foce del Simeto già nel 2002): nell'arco di pochi anni si è così instaurata una popolazione consistente, che ha mostrato un'ottima capacità di espansione nel territorio, colonizzando anche aree non inserite nel progetto di reintroduzione. Le Saline di Siracusa rientrano nell'areale storico del Pollo sultano, per il quale hanno rappresentato una sorta di estrema roccaforte: gli ultimi superstiti della popolazione siciliana indigena vennero infatti avvistati proprio qui, nel dicembre del 1956. Attualmente, in base alle stime dell'ornitologo Renzo Ientile, nella Riserva dovrebbero riprodursi almeno quattro coppie.
Fino al 1984, anno in cui è entrato in vigore il divieto di caccia, tra fine agosto e febbraio inoltrato un'intensa attività venatoria ha limitato drasticamente i contingenti di uccelli migratori e svernanti. Oggi, invece, cessate le persecuzioni, è proprio questo il periodo in cui le Saline regalano ai birdwatcher maggiori emozioni.
Fra la tarda estate e l'autunno, nell'area sostano folti stormi di ardeidi, formati prevalentemente da Aironi cenerini (Ardea cinerea) e Garzette (Egretta garzetta), ma anche da Aironi bianchi maggiori (Ardea alba), Sgarze ciuffetto (Ardeola ralloides) e Aironi rossi (Ardea purpurea): in alcuni anni, nei giorni corrispondenti ai picchi migratori, si possono osservare concentrazioni di svariate centinaia di individui.
Già a partire da luglio-agosto, ma soprattutto dopo le prime piogge di settembre, negli invasi si riuniscono e susseguono numerosi limicoli: Gambecchi (Calidris minuta), Piovanelli (Calidris ferruginea), Piovanelli pancianera (Calidris alpina), Corrieri grossi (Charadrius hiaticula), Totani mori (Tringa erythropus), Pettegole (Tringa totanus), Piro piro boscherecci (Tringa glareola), Voltapietre (Arenaria interpres) e molti altri, fra i quali compaiono talvolta specie rare o rarissime come il Piro piro pettorale (Calidris melanotos), il Totano zampegialle minore (Tringa flavipes), il Piro piro terek (Xenus cinereus) e il Falaropo beccosottile (Phalaropus lobatus).
Rilevante anche la presenza di laridi, fra i quali il Gabbiano roseo (Larus genei), il Gabbiano corso (Larus audounii) e la grande Sterna maggiore (Hydroprogne caspia), presente ogni anno fra agosto e ottobre, generalmente in piccoli gruppi familiari. Vengono riferiti alle Saline di Siracusa persino due dei nove avvistamenti di Sterna del Rüppel (Sterna bengalensis) noti per la Sicilia.
Nei mesi invernali l'area è frequentata ormai regolarmente dal Cormorano (Phalacrocorax carbo) e dal Fenicottero rosa (Phoenicopterus ruber), come pure dal Falco di palude (Circus aeuruginosus), che sorvola in continuazione i canneti, portando scompiglio fra gli altri ospiti alati degli stagni. Altro rapace che in questo periodo stabilisce qui il suo territorio di caccia è il Falco pescatore (Pandion halietus), specializzato nella predazione di pesci, che carpisce tuffandosi con le zampe protese. Ma le presenze che più caratterizzano l'avifauna invernale della Riserva sono certamente le anatre, il cui numero, soggetto a sensibili fluttuazioni annuali, è spesso notevolmente elevato in rapporto alla ridotta estensione della zona umida. Le specie più numerose sono l'Alzavola (Anas crecca), il Mestolone (Anas clypeata), il Fischione (Anas penelope) e, quando il livello dell'acqua è più alto, il Moriglione (Aythya ferina). Da alcuni anni svernano con regolarità anche la Volpoca (Tadorna tadorna), la Canapiglia (Anas strepera) e il Codone (Anas acuta), mentre solo eccezionalmente compaiono il Cigno reale (Cygnus olor), l'Oca lombardella (Anser albifrons), il Fistione turco (Netta rufina), il rarissimo Gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala) e l'Edredone (Somateria mollissima), una specie dell'estremo Nord rilevata unicamente nel dicembre del 2006.
Oggi la presenza e composizione dell'ornitofauna vengono fortemente influenzate dall'andamento annuale delle precipitazioni. Se le piogge invernali sono state scarse, durante il passo primaverile sostano in prevalenza piccoli caradriformi, adatti morfologicamente ad acque basse con fango affiorante; se invece sono state abbondanti, solo grandi ciconiformi come la Spatola (Platalea leucorodia) ed alcuni ardeidi rinvengono un ambiente idoneo. La secca estiva degli invasi, poi, rende spesso la Riserva inospitale proprio in corrispondenza dei mesi di più intenso flusso migratorio post-riproduttivo.
Un parziale ripristino della salicoltura, auspicato soprattutto per il significato culturale che avrebbe il recupero di un'attività quasi scomparsa, comporterebbe diversi vantaggi per l'avifauna: la possibilità di immettere nelle vasche acqua marina a livelli differenziati, infatti, eviterebbe il prosciugamento nei periodi siccitosi e creerebbe in primavera condizioni ambientali adatte a una più ampia varietà di specie.
Attualmente, le Saline di Siracusa offrono un esempio di conservazione totalmente passiva. Un patrimonio naturalistico così ingente, però, non può essere abbandonato a se stesso nella speranza che, ”miracolosamente“, continui a sopravvivere al degrado ambientale dilagato tutt'intorno. Si rende necessaria una gestione razionale dell'area protetta, anche al fine di consentirne la valorizzazione didattica ed una fruizione ecocompatibile.
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