frontespizio
premessa
ambiente fisico
uomo e ambiente
flora
vegetazione
fauna
bibliografia
cartina
introduzione
bosco ripario
querceto sempreverde
querceto caducifoglio
macchia bassa
gariga
prateria steppica
arbusteti e roveti
vegetazione delle rupi
pareti umide
praticelli effimeri
comunità delle sponde
comunità acquatiche
Le pendici risparmiate dal fuoco sono ricoperte da estese, compatte leccete: se ne hanno esempi ottimamente conservati lungo Costa Nespola e la vallata del torrente Calcinara, in particolare nel versante settentrionale del Bosco di Ferla. In talune cave immissarie, il querceto sempreverde è insediato anche nel fondovalle.
Governate a ceduo fino al dopoguerra, tali foreste non ospitano quasi mai imponenti patriarchi arborei, ma rivestono comunque spiccato interesse, costituendo ambienti residuali ormai molto rari.
Lungo le pendici più umide, la composizione floristica di queste formazioni si rivela ricca di specie endemiche o comunque d'elevato interesse corologico. Ne sono elementi particolarmente significativi il doronico orientale (Doronicum orientale Hoffm.), la scutellaria siciliana (Scutellaria rubicunda Hornem. ) e l'aristolochia di Clusio (Aristolochia clusii Lojac.), che hanno consentito l'identificazione del Doronico-Quercetum ilicis Barbagallo, Brullo & Fagotto 1979. Si tratta di un'associazione spiccatamente mesofila, legata ai suoli bruni carbonatici: oltre che in Val d'Anapo, è stata rinvenuta a Cava Grande del Cassibile ed in pochi altri ambienti vallivi degli Iblei orientali, quasi esclusivamente su versanti esposti a settentrione.
Assieme al leccio (Quercus ilex L.), specie arborea dominante, vi partecipano l'orniello (Fraxinus ornus L.) e la quercia virgiliana (Quercus virgiliana Ten.), oltre ad un'elevata densità di specie lianose e spinose come lo stracciabrache (Smilax aspera L.) dalle vivaci infruttescenze rosse, la rosa di san Giovanni (Rosa sempervirens L.), il tamaro (Tamus communis L.), l'edera (Hedera helix L.), l'odoroso caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa Aiton), la robbia selvatica (Rubia peregrina L.), il pungitopo (Ruscus aculeatus L.), l'asparago (Asparagus acutifolius L.).
In alcuni tratti dei versanti più ombreggiati, spesso vicino al fondovalle o in corrispondenza di un impluvio, al leccio è associato, talora abbondante, il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.). Queste singolari formazioni a leccio e carpino, rarissime nel territorio, sono riferibili all'Ostryo-Quercetum ilicis Lapraz 1975.
Sui versanti esposti a Sud, le leccete perdono gli elementi più mesofili, rari e/o fitogeograficamente rilevanti, arricchendosi, invece, di essenze tipiche della macchia mediterranea, come lentisco (Pistacia lentiscus L.), oleastro (Olea aeuropea L. var. sylvestris Brot.), carrubo (Ceratonia siliqua L.), mirto (Myrtus communis L.). Questo tipo di lecceta, ben più diffusa rispetto alle precedenti, fitosociologicamente viene riferita al Pistacio-Quercetum ilicis Brullo & Marcenò 1985.
Leccete in contrada Giambra foto di C. Milluzzo |
Lecceta in località Giaranauti foto di C. Milluzzo |
Carpini e lecci foto di Saverio Cacopardi |
Doronico orientale nel sottobosco foto di Saverio Cacopardi |